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Caregiver: una risorsa da sostenere e aiutare

Sempre più spesso si leggono articoli dove si sottolinea l’importanza dei familiari nella cura dell’anziano malato. Il caregiver è una grande risorsa che però ha anche bisogno di sostegno, organizzazione e… tempo libero.

Sei una risorsa da sostenere

Una recente analisi Censis-Aima ha evidenziato l’importante ruolo del caregiver familiare nella società. In Italia l’assistenza ad un malato cronico, anziano fragile, disabile o altro ricade sulle famiglie che scelgono di prendersi cura dei propri cari nell’ambiente familiare.
Nel caso dell’anziano malato, e non solo, i figli decidono di occuparsene direttamente. Considerando poi che l’assistenza ad un malato supera gli 11 miliardi di euro di cui il 73% è a carico della famiglia, risulta evidente quanto il valore del lavoro dei caregiver sia ampiamente prezioso in termini umani e familiari.

La Regione Emilia Romagna ha da poco approvato la legge per il riconoscimento del caregiver familiare; un ulteriore valore ad una figura che fa molto per il malato ma anche per la società. Si riconosce sempre di più la necessità di sostenerlo nell’assistenza al malato, in quanto è emersa la tendenza ad ammalarsi qualora svolga il compito da solo.
Conosciamo quindi insieme chi è il caregiver familiare e i suoi bisogni.

Caregiver: carta d’identità

I dati Censis-Aima parlano di 3 milioni e 300 mila caregiver familiari in Italia.
Sono un esercito formato principalmente da donne (63,4%) che si occupano esclusivamente dell’assistenza ad anziani, disabili, malati cronici e soggetti fragili.
In particolare assistono il padre o la madre (49,6%) o il proprio coniuge-partner (34,1%). S’impegnano per una media di 18 ore al giorno, di cui 7-8 ore nell’accudimento diretto e 10-11 nella sorveglianza, per un totale di oltre 7 miliardi di ore l’anno.
Numeri che riflettono il grande ruolo della famiglia nell’accudire i propri malati evidenziando il grande lavoro del caregiver; chiariscono l’importanza di rispondere alle sue necessità per non rischiare che lui si ammali a sua volta. Infatti è sottoposto a un tale sovraccarico di lavoro che spesso diventa il malato invisibile.

Perché il caregiver ha bisogno di aiuto?

18 ore di lavoro al giorno dovrebbero bastare come dato per comprendere il grande valore del caregiver familiare. Oggi, più che nel passato, assume un compito sempre più difficile. Viviamo in una società dove sostenere con amore e dedizione le esigenze delle persone fragili diventa ogni giorno più difficile.

Il caregiver familiare infatti spesso rinuncia al lavoro o sceglie un part-time per potersi occupare del familiare malato; rinunciando ad un introito che sarebbe importante dato i costi medici elevati.
Al tempo stesso, accudisce da solo il malato rinunciando spesso alla sua vita sociale e lavorativa. Inoltre se si tratta di un anziano malato, “subiamo il lato oscuro” del felice traguardo della longevità. Sempre più spesso, infatti, l’anziano soffre di malattie degenerative invalidanti di durata medio-lunga.
Malattie invalidanti, come l’Alzheimer, per cui purtroppo l’amore non basta per vincere le difficoltà che il caregiver deve affrontare quotidianamente; nelle quali oltre ad un aiuto concreto nella gestione dell’anziano, servirebbe anche un certo grado di preparazione e formazione.

Quando è necessario chiedere un aiuto?

La vita del caregiver quindi non è per nulla semplice; soprattutto quando il senso di responsabilità si associa all’enorme carico emotivo personale che deve affrontare ogni giorno assistendo impotente alla sofferenza di una persona che ama e che si consuma inesorabilmente sotto i suoi occhi.
Questo sovraccarico di responsabilità ed emozioni brucia le sue energie e spesso lo catapulta nella insidiosa spirale dello stress emotivo. A lungo termine può trasformarsi anche in una grave forma di depressione.
Il caregiver e tutta la famiglia del malato devono quindi imparare a riconoscere i rischi dell’assistenza familiare; per poi individuare un’ulteriore persona di supporto, familiare, amico o professionista, evitando che lo stesso caregiver si ammali.

L’aiuto previene la malattia del caregiver, lo stress

Lo stress è inizialmente fisiologico nel caregiver; a lungo andare si può trasformare in stress patologico e favorire l’insorgenza di problematiche fisiche e psicologiche come depressione e forte indebolimento fisico.
Partendo quindi da questo presupposto e focalizzandosi sul principio che il malato non può essere abbandonato, il caregiver deve iniziare a riconoscere quando ha bisogno di aiuto. Deve imparare a prendersi cura di sé stesso, mettendosi anche nelle condizioni di accettare il supporto di altri familiari. Se questo aiuto non viene dato e ci si sente incompresi, è necessario parlarne con loro evidenziando le molteplici necessità assistenziali del malato.
Il caregiver deve entrare nell’ottica di condividere i propri problemi, chiedere e accettare consigli coinvolgendo i propri familiari, gli amici e naturalmente il medico.

Scegliere di prendersi cura di un malato non significa sovraccaricarsi di tutte le responsabilità del caso ma cercare un sostegno quando è necessario. Il caregiver ha un ruolo molto importante nella famiglia e nella società ma se si ammala non è in grado di aiutare nessuno, nemmeno sé stesso.
Nel prendersi cura di un malato si deve avere grande rispetto, attenzione e amore non solo per la persona cara ma anche per il caregiver permettendogli di svolgere il suo ruolo in modo efficace, costruttivo e utile.

Fonti
  • http://www.censis.it
  • http://www.adnkronos.com
  • http://www.vita.it

 

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